venerdì 22 febbraio 2013

Vivaldi vs Piazzolla

Ieri sera la violinista Natasha Korsakova con gli archi dell'orchestra Verdi diretti da Jader Bignamini hanno impaginato un concerto che in un certo senso è diventato un classico con l'esecuzione delle Quattro Stagioni (1723) di Antonio Lucio Vivaldi e le Quatro Estaciones Porteñas (1965/1970) di Astor Piazzolla.
Le stagioni sono state eseguite seguendone la contemporaneità. Quindi la primavera di Vivaldi è stata seguita dall'autunno argentino, ecc.
Le stagioni di Vivaldi, che appartengono alla sua opera 8, sono universalmente conosciute. Certamente si tratta di musica descrittiva, come molti altri concerti di Vivaldi, basata su sonetti di cui segue alla lettera il testo, però questa imitazione più che altro è suggerita, considerando anche gli scarsi mezzi a disposizione di Vivaldi. Può benissimo essere che il finale dell'Estate rappresenti un temporale estivo ma potrebbe essere tranquillamente visto come un semplice presto posto alla fine di un concerto; in altre parti invece si apprezza un reale intento descrittivo e narrativo. Tornando al descrittivo non credo che i pochi mezzi di Vivaldi siano una limitazione. Il temporale alla fine dell'Estate ha un impatto emotivamente tremendo, come l'avrà la tempesta della Pastorale di Beethoven, realmente terrificante nella semplicità dei mezzi impiegati, mentre invece le straussiane imitazioni della natura nella sua sinfonia delle Alpi scivoleranno via senza un fremito pur nel vuoto baccano dell'ipertrofica orchestra.
Le quattro stagioni di Piazzolla sono molto più urbane, riguardano Buenos Aires. Dopo la morte di Piazzolla sono stati riorchestrati per violino e archi dal compositore russo Leonid Desyatnikov con inserti dalle stagioni di Vivaldi (Autunno, Inverno, Primavera, Estate).
L'accostamento tra Vivaldi e Piazzolla è sicuramente ardito ma molto eccitante perché fa un certo effetto ascoltare la scatenata orchestra di Piazzolla, con i suoi giri di tango, pochi secondi dopo l'altrettanto scatenata orchestra di Vivaldi e qui si deve dire che gli archi dell'orchestra Verdi hanno dato una prova davvero ottima per compattezza, bellezza di suono e reattività (ci sarebbero in realtà anche molti altri aggettivi da utilizzare) sotto l'impeccabile direzione di Jader Bignamini che ha diretto tutto a memoria, come sempre, del resto.
Jader Bignamini si sta rivelando come una delle realtà più belle nel campo della direzione d'orchestra. Ha carisma, un bel gesto molto plastico, che rende l'idea del suono che l'orchestra produce, e concerta molto bene, in modo molto chiaro. Personalmente ne ho avuto sempre un'ottima impressione in tutte le occasioni in cui l'ho sentito.
Natasha Korsakova, pronipote del grande Nicolai Rimskij-Korsakov, è una gran violinista. Mancava da un po' in Auditorium e l'ho trovata in piena forma, a parte il fatto che è una bellissima donna e che il vestito di ieri sera, nero con vistoso spacco, la valorizzava in pieno. Ma, a parte questo, è veramente brava. Ha superato lo scoglio veramente impervio di Vivaldi con grande bravura, senza fare grandi invenzioni barocche, ma raccontando bene quanto accadeva, e in Piazzolla è stata sbarazzina e divertita al punto giusto. Mi piace molto questa violinista che suona con la giusta concentrazione ma anche divertendosi. Lo si vede dal suo volto molto spesso sorridente. Mi dicono inoltre che è pure molto simpatica di persona, qualità questa piuttosto rara tra i musicisti sempre e perennemente concentrati solo ed esclusivamente sulla propria arte e portatori spesso di una suscettibilità e di un narcisismo fastidioso ed eccessivo.
Belle esecuzioni, con due bis, Vivaldi e Bach, salutate da un Auditorium tutto esaurito (ma con qualche posto libero), e che sarà esaurito anche nelle due repliche, con un grandissimo successo e applausi a grandine. Ad essere obiettivi, un vero trionfo.

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