venerdì 8 febbraio 2013

Con John Axelrod cambia la musica

Dopo il concerto della scorsa settimana dedicato a Dvorak e diretto da Aldo Ceccato, condotto con esiti incerti e piuttosto modesti, questa settimana arriva sul podio della Verdi il texano John Axelrod e la musica cambia decisamente. Axelrod infatti è un direttore dal gesto chiaro e sicuro che si traduce nella chiarezza della concertazione delle musiche che dirige.
Ieri sera il programma prevedeva l'esecuzione della IV sinfonia di Beethoven e della IV sinfonia di Brahms. Due quarte, quindi, che hanno due collocazioni completamente diverse nelle produzioni dei relativi autori.
La IV sinfonia di Beethoven op. 60 risale al 1806 e si colloca tra due sinfonie di grandissimo impegno, ovvero la terza sinfonia "Eroica" op. 55 e la quinta op. 67. Però la quarta si colloca anche in un periodo in cui Beethoven produce tantissima musica che costituisce il nucleo del suo periodo eroico, quello che più tipicamente si definisce beethoveniano, con il triplo concerto op. 56, la sonata "Appassionata" op. 57, il quarto concerto per pianoforte op. 58, i tre quartetti Rasumowsky op. 59, il concerto per violino op. 61, l'ouverture "Coriolano" op. 62, la sesta sinfonia "Pastorale" op 68, ecc.
La quarta sinfonia ha sempre un po' sofferto della vicinanza con due sinfonie con la terza e la quinta ma non è per niente trascurabile o da sottovalutare. Si tratta di una splendida sinfonia, con una grande orchestrazione, una sinfonia piena di brio e con momenti di altissimo virtuosismo orchestrale.
L'esecuzione di Axelrod, francamente, mi ha lasciato un po' perplesso per la resa generale e per alcune scelte esecutive discutibili. Nel primo tempo, ad esempio, il secondo tema è stato eseguito con un vistoso rallentamento del tempo e con una successiva accellerazione si è tornati al tempo originale dell'allegro. Lasciamo perdere la questione dei metronomi, ma in quel punto non c'è traccia di rallentandi che non rientrano nella poetica beethoveniana. Il secondo movimento è stato troppo estenuato. Meglio lo scherzo e il finale anche se non fulminanti.
Con la quarta sinfonia in mi minore op. 98 Brahms concludeva la sua avventura sinfonica. Questa sinfonia si colloca quindi all'apice estremo della sua musica dove Brahms, al culmine della sua maturità e della scienza musicale, realizza un brano di grande compattezza con  un materiale minimo come nel primo movimento, tutto costruito su un intervallo di terza discendente. Il finale è una passacaglia basata sullo stesso basso, con una piccola variante, del movimento finale, una ciaccona, di una cantata giovanile di Bach (min. 12.20), BWV 150, dove Brahms con infinita sapienza e fantasia varia il tema fino alla conclusione. 
Nell'esecuzione di Brahms da parte di Axelrod ho apprezzato molto la chiarezza con cui è stata proposta la sinfonia, cosa non facile, sia nei momenti più concitati, come i finali del primo e del quarto movimento, sia in quelli dalle sonorità più sottili, come il magnifico secondo movimento. Complessivamente quindi si è trattato di una bella esecuzione dai toni forse un po' troppo sommessi e autunnali.
L'esecuzione è stata registrata da una casa discografica per la realizzazione di due CD dedicati alle sinfonie di Brahms. Sentiremo poi i CD, conscio del fatto che dal vivo la musica fa un effetto del tutto diverso, nel bene e nel male.
Pubblico discreto e plaudente.

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