martedì 5 febbraio 2013

Andrea Barca in concerto

Ieri sera per le Serate musicali Andras Schiff e la violinista Yuuko Shiokawa, che è sua moglie, hanno tenuto un concerto al Conservatorio con musiche di Bach, Beethoven, Debussy e Mozart.
Di Bach è stata eseguita la magnifica IV sonata BWV 1017, di Beethoven la giovanile terza sonata dell'opera 12, risalente al 1797/1798 e dedicata a Salieri, mozartiana quanto basta ma opera di un giovanotto che stava cominciando a mettere a soqquadro i salotti e la vita musicale di Vienna, di Debussy la stupenda Sonata per violino e pianoforte, la sua ultima opera completata nel 1917, terza di sei sonate per ensemble diversi che non potè completare per la sopraggiunta malattia che l'avrebbe portato alla morte nel 1918, e di Mozart la sonata KV 454, un'opera viennese del 1784.
Le esecuzioni sono state tecnicamente impeccabili. Tutto molto ben suonato. A cercare il pelo nell'uovo Schiff ha sbagliato una nota all'inizio del secondo tempo della sonata di Beethoven, in un punto piuttosto semplice: anche lui è umano!
Dal punto di vista delle interpretazioni invece ho trovato che tutto sia stato suonato in modo troppo uniforme. Ne è venuto fuori un Bach molto classico, marmorizzato, che potrebbe forse essere anche accettabile ma che non aveva nulla della creatività barocca che si deve cercare di realizzare quando si esegue questa musica, vedi il violino di Stefano Montanari. Dove il discorso ha funzionato decisamente meno è stato in Beethoven ma anche in Mozart e Debussy. Lo si è visto molto bene anche nel bis, il primo movimento della sonata op. 24 "Primavera" di Beethoven. L'arabesco iniziale del violino ripreso dal pianoforte è stato magnifico ma quando è arrivato il secondo tema dove il violino si impenna e la musica si agita non ci si accorgeva quasi del cambio di passo dal momento che le sonorità non erano mutate di molto ma soprattutto mancava un'esecuzione che desse vera vita a quella musica.
Schiff, naturalmente, è un grandissimo pianista (amo moltissimo il suo Schubert ma non altrettanto il suo Beethoven), in possesso di un bellissimo suono, fin troppo, verrebbe da dire tando da sfiorare talvolta il lezioso, ma non penso che andrò ancora a sentirlo se dovesse tornare a suonare a Milano con la moglie.
Pubblico molto numeroso e buon successo.

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