mercoledì 30 settembre 2009

Muri


A Como l'amministrazione comunale ha tirato su un muro per ovviare al problema delle esondazioni del lago. Forse era solo provvisorio in attesa di un'opera definitiva con paratie a scomparsa. Però il muro toglieva la visuale del lago per cui grandi proteste, paventato danno per il turismo, polemiche ed infine dimissioni dell'assessore responsabile. Speriamo che il tutto finisca bene con la realizzazione di una opera bella, semplice, utile e che costi il giusto.
A Milano c'è una zona, quella della darsena che da anni è devastata. Quella che è una delle zone più belle e caratteristiche della città da anni si trova in uno stato di abbandono totale in cui proliferano topi grandi come cani. E siamo in pieno centro. Il tutto per fare un fantomatico parcheggio di cui non si vede traccia. Ora hanno tirato su un muro con riproduzioni di case milanesi per nascondere lo scempio. Spero che si abbatta anche questo muro e che si proceda rapidamente con i lavori per realizzare quello che si è progettato di fare. Intanto l'amministrazione comunale veleggia, non si dimette nessuno e alle prossime elezioni verrà nuovamente votata perché ormai si è capito che a moltissimi milanesi non importa nulla della città di Milano in sé ma considerano questa città soltanto un supporto per il proprio lavoro e la propria carriera, una città da abbandonare appena si può. Così questa città, non più accudita da persone che la amano e la tengono viva, morirà e perderà sempre di più la propria anima.

Muri

A Como l'amministrazione comunale ha tirato su un muro per ovviare al problema delle esondazioni. Forse era solo provvisorio in attesa di un'opera definitiva con paratie a scomparsa. Però il muro toglieva la visuale del lago per cui grandi proteste, paventato danno per il turismo, polemiche ed infine dimissioni dell'assesore responsabile. Speriamo che il tutto finisca bene.
A Milano c'è una zona, quella della darsena che da anni è devastata. Quella che è una delle zone più belle e caratteristiche della città da anni si trova in uno stato di abbandono totale in cui proliferano topi grandi come cani. E siamo in pieno centro. Il tutto per fare un fantomatico parcheggio di cui non si vede traccia. Ora hanno tirato su un muro con riproduzioni di case milanesi per nascondere lo scempio. Spero che si abbatta anche questo muro e che si proceda rapidamente con i lavori per realizzare quello che si è progettato di fare. Intanto l'amministrazione comunale veleggia, non si dimette nessuno e alle prossime elezioni verrà nuovamente votata perchè ormai si è capito che a moltissimi milanesi non importa nulla della città di Milano in sè

martedì 29 settembre 2009

Italia

Si dice che questo governo rappresenta una svolta, una novità rispetto al passato, un'immagine nuova dell'Italia.
A me pare che, grazie al nostro premier, l'immagine sia un po' sempre la stessa, dell'italiano guappo che neanche in una occasione ufficiale sa stare al proprio posto, soprattutto in una occasione superoffiaciale come quella. Ma quello è il suo stile affinatosi in tanti e tanti anni di frequentazioni di veline, vallette, attricette, ecc. In più forse sua madre non gliene ha date abbastanza da piccolo.
E così facciamo la solita figura di merda, tanto si può dire.
E questo signore sarebbe il nuovo, colui che mi rappresenta, un maleducato del genere? Personalmente non mi piace per niente l'idea di essere rappresentato questo signore anziano.

domenica 27 settembre 2009

Stagione 2009/10 - Serie '900 I - Mahler


Questa mattina è iniziata la seconda serie dell'interessante ciclo dei concerti incentrati sulla musica del novecento.
Mentre gli appuntamenti dello scorso anno erano partiti dai francesi per proseguire con Stravinskij, Bartok, Copland, Gershwin terminando con Messiaen e Berio, quest'anno viene investigata l'area di lingua tedesca, quindi la scuola di Vienna, Strauss, per finire con Nono e Ligeti.
Il primo discovery concerto è stato dedicato all'adagio della X sinfonia di Mahler.
Pur nella brevità obbligata della trattazione che avrebbe meritato molto più tempo, il maestro Colombo ha messo bene in evidenza almeno due caratteristiche del linguaggio mahleriano dell'ultimo periodo.
Il primo aspetto è quello dell'indeterminazione del percorso che si è chiamati a percorrere e che Mahler traccia con la sua musica; un percorso vago, errabondo, senza una meta apparente, dove in ogni momento ci si può aspettare qualsiasi cosa, dove dopo un lungo giro ci si può trovare all'inizio, o in un giardino in fiore o all'inferno; un linguaggio musicale quindi lontanissimo dalla determinazione assoluta del classicismo, il suo contrario, dove il classicismo può al massimo essere anelato come un canto nostalgico.
Il secondo aspetto è l'economia nell'uso del materiale musicale. Giustamente è stato portato l'esempio dell'inizio della IX sinfonia il cui primo movimento nasce tutto da sei brevissimi incisi che vengono esposti nelle prime battute e anche nell'adagio della X tutto nasce dall'assolo delle viole che rimanda a qualche altra cosa, come uno sguardo che rimanda ad un altro sguardo, ricordava Colombo, che ne è una variazione, una metamorfosi, una trasfigurazione su cui si innestano vari episodi contrastanti e verso cui si torna dopo aver percorso sentieri amplissimi e misteriosi.
L'esecuzione dell'adagio che è seguita è stata molto bella e suonata anche con grande partecipazione emotiva. Questa non è musica che si può ascoltare e suonare con superficialità e alla fine quasi è un peccato applaudire tale è la poesia che questa musica porta con sè; è una musica che assorbe talmente la mente che non è possibile restare insensibili. Grande successo e grandi applausi ad un'orchestra chiaramente soddisfatta e con un grande feeling con un commosso maestro Colombo.

sabato 26 settembre 2009

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 3


Nel terzo concerto di giovedì scorso Roberto Abbado ha diretto un concerto incentrato sul concetto di variazione e reinterpretazione.
Il concerto è iniziato con l'"Introduzione e tema con variazioni" per clarinetto e orchestra di Rossini. Un brano giovanile, probabilmente del 1809, composto da Rossini quando stava per concludere gli studi presso il Liceo Musicale di Bologna. Un brano di notevole difficoltà per il clarinetto organizzato come un'aria variata con ampia introduzione drammatica. Le variazioni procedono per intensificazioni successive con una sola pausa in minore prima della clamorosa conclusione con un acuto. Suonava il clarinettista Matthias Müller, un artista svizzero di grande bravura che ha dipanato il tortuoso percorso rossiniano da par suo anche se con qualche asprezza.
Seguivano le "Otto romanze per tenore e orchestra" di Verdi adattate per orchestra da Luciano Berio, brano eseguito per la prima volta a Padova nel 1991 diretto dallo stesso Berio e con Carreras come tenore. Sono otto arie composte tra il 1838, quindi prima di "Oberto" e il 1847, ai tempi de "I Masnadieri". Sono otto scene, o studi di scene o esercizi per scene dove si trovano echi di quanto sarebbe venuto nel futuro con un caso addirittura clamoroso nell'aria "In solitaria stanza" del 1838 dove ai versi "Salvate, o Dei pietosi quella beltà celeste" si ritrova un'intera frase di "Tacea la notte Placida" del Trovatore; evidentemente l'idea era buona. In un'altra aria, "Deh, pietoso, oh addormentata" da Goethe tradotta sciaguratamente da Luigi Balestra, ai versi "Sul vasel del finestrino la mia lacrima scendea" si sente addirittura la stessa melodia che Saint-Saens utilizzetà in un'aria di Samson et Dalilah. Ha cantato il tenore Roberto Varano che ha sostituito all'ultimo momento Marcello Giordani, cavandosela peraltro bene nella scrittura abbastanza impervia di Verdi, particolarmente difficile, ad esempio, nell'aria "Ad una stella" del 1845. L'adattamento orchestrale di Luciano Berio in genere è piuttosto osservante dello stile verdiano o comunque del tempo di Verdi con rari momenti di spaesamento in cui la musica diventa evanescente e svapora divagando in aree impalpabili.
Il concerto si è concluso con una sgargiante esecuzione dei "Quadri da una esposizione" di Mussorgskij/Ravel. Grande esecuzione con momenti altissimi come nelle Catacombe in cui i valorosissimi ottoni hanno dato sfoggio di tutta la loro bravura nei passaggi dal forte al piano.
L'orchestra che ha suonato con grande convinzione per tutto il concerto ottimamente diretta da Roberto Abbado. Una delle differenze che c'è tra l'orchestra Verdi e altre blasonate orchestre mondiali risiede in alcuni particolari: talvolta i corni, qualche deconcentrazione nei fiati, la reattività, la consapevolezza di far parte di un grande ensemble con una storia ed una tradizione, certamente ancora molto recente, ma che ormai non può e non deve nascondersi dietro il paravento della giovinezza del complesso.
Con questo programma la prossima settimana saranno in giro per la svizzera in 5 città (Berna, Zurigo, Ginevra, San Gallo, Basilea), quindi avevano anche un bis che hanno esguito: ovviamente, in onore della Svizzera, l'ouverture del Guglielmo Tell, dolcemente ma anche vigorosamente eseguita. Così questo concerto si è concluso nel nome di Rossini, che insieme a Verdi, è uno dei nostri migliori generi da esportazione nel mondo.

mercoledì 23 settembre 2009

Il Fatto Quotidiano


Oggi è uscito il primo numero del nuovo giornale di Padellaro/Travaglio. L'ho comperato a Linate. Ce n'erano diverse copie e c'era anche un'avvenente ragazza che offriva il giornale all'interno dell'edicola. Ho visto diversa gente che lo coperava.
Di certo è buona cosa che ci sia un nuovo giornale. La nascita di un nuovo giornale credo non debba far paura o dispiacere a nessuno. L'importante è che ciò che si scrive sia documentato ed obiettivo.
Certo non piacerà a coloro i quali verranno trovati a nascondere la spazzatura sotto i tappeti. Non piacerà ai poteri che si reputano intoccabili.
C'è anche il sito internet.

lunedì 21 settembre 2009

Il melologo

Un articolo di Piero Rattalino pubblicato su Minima Musicalia riguardante il melologo. Un articolo interessante nel definire il rapporto tra musica e parola/parlato.

Sergio

Sergio, il panettiere, è morto sabato.
Nel paese di mia nonna c'erano e ci sono due panettieri. Si trovano sulla stessa piazza, il Lago, uno di fronte all'altro. Mia nonna è sempre andata da Sergio e prima ancora da suo padre e suo nonno. Mai sarebbe anadato dall'altro se non in caso di assoluta emergenza, non si sa bene per quale motivo. Però il pane di Sergio è sempre stato il migliore.
A dire il vero non lo si conosceva con il suo nome ma, come sempre accade nei paesi, con il soprannome derivante in questo caso dal mestiere, ovvero il Pistoro (con l'accento sulla prima "o" pronunciata stretta).
E Pistoro era stato suo padre e suo nonno così che dire che si andava dal Pistoro non indicava più una persona fisica ma un'entità astratta.
Aveva solo nove anni più di me. Lo ricordo giovane che portava il pane in giro per il paese con la Lambretta. Una gran cesta di pane dietro. Arrivava sempre di fretta e sollevava un gran polverone sull'aia. Dava il pane a mia nonna e poi via da un'altra famiglia. Un sacco di anni fa aveva sposato una donna dell'est bellissima con la quale ha fatto diversi figli; quelli forse erano tempi più tolleranti verso gli stranieri. Una donna che ha sempre lavorato nel negozio.
Spero che il Pistoro resti perchè anch'io sono sempre andato a comprare il pane da lui anche a costo di fare qualche chilometro.
Negli ultimi anni non stava molto bene, appariva stanco e affannato. Se ne stava fuori dal negozio e così ci si salutava; qualche volta ricordava i miei nonni e si raccomandava di salutare mia madre. Forse la vita cominciava già a sfuggirgli e a ingarbugliarsi nella sua testa.

venerdì 18 settembre 2009

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 2


Ieri sera si è tenuto il secondo concerto della stagione diretto dalla Zhang con musiche di Beethoven e Wagner.
Di Beethoven è stata eseguita la seconda sinfonia. Di Beethoven si sa che ha composto nove sinfonie anche se poi quelle che contano veramente e sono conosciute da tutti, o quasi, sono quattro, ovvero le dispari tranne la prima. Verso le altre sinfonie ci si esprime in genere con una certa reticenza. Le prime due sono solo dei preludi della futura grandezza, la quarta è un delicato vaso di porcellana tra due vasi d’acciaio, e così pure la sesta, anche se la sesta, certamente, è superiore… l’ottava (forse la sinfonia che preferisco) viene in genere liquidata come la bizzarria di un genio. Questa visione di Beethoven, che a dire il vero è un’immagine in larga misura ottocentesca di un genio alle prese con problemi cosmici, e non semplicemente di un compositore di musica quasi sempre bella ed interessante, attualmente credo sia in larga misura superata. Quindi, almeno ai miei occhi, tutte le sinfonie di Beethoven stanno sullo stesso piano di bellezza ed interesse, naturalmente con caratteristiche diverse. Complice anche Claudio Abbado e le sue recenti interpretazioni beethoveniane, abbiamo imparato a scoprire un Beethoven più leggero, frizzante, spumeggiante, allontanandoci quindi di molto dalla visione sempre severa ed imponente dell’opera di Beethoven appesantita dai raddoppi orchestrali del passato per cui si eseguiva Beethoven con un’orchestra di 90 esecutori, una visione che se poteva adattarsi, a fatica, a sinfonie come la V, la III o la IX, ben difficilmente poteva essere adatta alla I, alla II alla IV o all’VIII.
La seconda sinfonia si situa nel bel mezzo di un periodo di enorme creatività nei primi anni dell’800 che porteranno Beethoven alla definitiva maturazione e consapevolezza della propria arte come esito di un grande percorso che lo porta da Mozart e Haydn alla nuova concezione del suono orchestrale, come pure del pianoforte o del quartetto per archi, al periodo quindi delle grandi opere attorno al numero 50, la sonata Waldstein (Op. 53), la sonata Op. 54, l’Eroica Op. 55, il triplo concerto Op. 56, l’Appassionata Op. 57, il IV concerto Op. 58, i quartetti Op. 59, la IV sinfonia Op. 60, il concerto per violino Op. 61, ecc.
Nella seconda sinfonia si sente ribollire una materia che a fatica viene contenuta in una forma che si vuole ancora conforme alla tradizione nelle dimensioni. Nel primo movimento, anche fonicamente con i fiati, la musica forza continuamente il proprio contenitore. Il terzo movimento per la prima volta è un vero scherzo e il finale, tra movenze di danza e sberleffi, viene condotto ad un finale delirante. Il secondo movimento, invece, è una serenata appena oscurata da un’ombra; è un brano di grande grazia e cantabilità nel segno di Mozart.
Una sinfonia quindi di grande interesse sulla quale quindi vale veramente la pena di soffermarsi per tutto quanto di nuovo ci si trova.




Seguiva Wagner con tre ouverture dai Maestri cantori, Tannhauser e Olandese volante e per finire la Cavalcata delle Valchirie.
Wagner è veramente un caso a parte nella storia della musica. Era un personaggio dall’enorme consapevolezza del proprio genio e che ha vissuto la propria vita tutta in funzione della valorizzazione della propria arte. Era certamente un’arte nuova e diversa. Si vede in Wagner la ricerca di un suono nuovo dell’orchestra. Basta considerare l’ouverture del Tannhauser per chiederci da dove vengano quei violoncelli dell’inizio, con quel suono caldo, sensuale e avvolgente o nell’ouverture dell’Olandese quei violini stridenti, vento e uragano. Ecco, Wagner è un compositore avvolgente che ti circonda con il proprio suono, ti prende e ti porta via. È portatore di una morbosità, è quasi una malattia. Lo di deve assumere a dosi moderate per non esserne assorbiti completamente. Fece innamorare di sé un re che si rovinò per coprire le sue spese e costruirgli il teatro dove dovevano essere eseguite le sue opere. Infatti la nuova concezione del suono e la relativa drammaturgia delle sue opere esigeva anche un luogo diverso, un teatro moderno, una revisione moderna del teatro greco. Aveva ragione Wagner. Tutto doveva essere fatto per valorizzare la sua musica e il suo mondo (che gli importava dei debiti?) e così lui divenne l’unico musicista ad avere addirittura un teatro tutto per sé. Naturalmente si esegue Wagner ovunque e Bayreuth è diventata una tradizione ma la forza della sua musica continua a colpire in una maniera strana e sempre nuova; è portatrice di una novità, che seppure sia stata poi abusata e banalizzata da altri compositori, appare sempre vitale e profonda.
La Zhang ha dato di Beethoven una esecuzione di grande trasparenza orchestrale lanciando l’orchestra nel finale in una corsa sperticata; l’orchestra ha risposto a testa bassa con grande vigore e virtuosismo.
In Wagner l’orchestra si è rimpolpata e, soprattutto nel Tannhauser e nella visionaria ouverture dell’Olandese, ha dato un’esecuzione vigorosa e di grande sensibilità. Cavalcata delle Valchirie rampante con grandi ottoni.

giovedì 17 settembre 2009

Soldati italiani morti a Kabul

Dal Corriere: Almeno 6 militari italiani sono morti e altri quattro sono rimasti feriti in modo grave in Afghanistan in seguito ad un attentato kamikaze che ha colpito un convoglio della Nato sulla strada che porta dal centro cittadino all'aeroporto della capitale, Kabul.
Si dovrà pur fare prima o poi una riflessione seria e un bilancio su tutta questa materia, sul rapporto con il mondo islamico, sul ripristino della "democrazia" in quei paesi che sostanzialmente non hanno mai conosciuto un processo di democrazia paragonabile al nostro in occidente.
Intanto accadono queste cose terribili. Speriamo che almeno non ci siano speculazioni di nessun tipo e si renda omaggio a dei ragazzi che non avevano alcuna colpa di nulla.

Link: Corriere della Sera

lunedì 14 settembre 2009

Mike Bongiorno

Mike Bongiorno è morto martedì scorso. Una settimana è passata ed osservo che sul sito "Find a grave" di lui non c'è traccia, mentre vi si trova menzione di personaggi quali Matroianni, Fellini o di scrittori non così famosi come Bellezza o Gadda. Eppure quello è un sito dove alla morte di un personaggio famoso si genera quasi immediatamente una entrata con una breve descrizione della vita e l'indicazione della location della tomba. Se ciò non è avvenuto per Mike, questa è la dimostrazione di quanto la sua fama non abbia varcato nel modo più assoluto i confini nazionali e quindi la sua fama, come quella di Enzo Tortora o di Corrado, sia tutta italiana. Quindi le manifestazioni di affetto dimostrate in occasione dei funerali di sabato sono state come quelle che una famiglia riserva ad un proprio congiunto di cui però, basta passare in un altro quartiere, nessuno sa niente, quindi una storia provinciale italiana. In Italia Mike ha avuto certamente un ruolo importante perchè il suo nome è legato alla nascita della televisione, prima di stato, poi commerciale. Per il resto Mike è sempre stato uguale a se stesso. Non è mai cambiato e i suoi programmi sono sempre stati basati su meccanismi elementari e sempre uguali: la valletta prima muta poi anche parlante, l'intelligentone che conosce cose impensabili, il rischio, lo sponsor, la battuta a doppio senso, la mitizzazione del concorrente, ecc. Del resto questa mitizzazione era contagiosa se un maestro come Claudio Scimone in un concerto al Lirico di Milano con musiche di Vivaldi ebbe la bella pensata di invitare Massimo Inardi, campione di Rischiatutto ed esperto di musica classica, per scambiare quattro parole sulla musica; non si sentiva nulla per i fischi che si placarono solo quando Massimo Inardi se ne andò mandando al diavolo il pubblico e Scimone tornò provvidenzialmente alla musica. Si innamorava dei concorrenti che gli piacevano. Una volta a "La ruota della fortuna" c'è andato uno che conoscevo, una persona senza alcuna qualità, un vero inetto che però, chissà perchè, gli piaceva, e faceva in modo di incoraggiarlo in tutti i modi possibili. Poi però prevalse l'inettitudine e non vinse, con grande dispiacere di Mike. Probabilmente era, in una qualche misura, attirato dalla normalità ma sapeva riconoscere, nel suo campo, l'eccellenza e la esaltava senza alcuna invidia. Una cosa però mi piace ricordare di Mike e cioè che era profondamente milanese. Era milanese nel senso più autentico della parola, in un senso che oggi non esiste più. Etica del lavoro, altruismo, generosità, valorizzazione della bravura altrui. E poi Mike mi ricorda pomeriggi di sole, poche macchine per Milano, l'asfalto rosa,poche automobili parcheggiate sulle strade, un'aria leggera di primavera, un benessere borghese non ostentato, la disponibilità al dialogo, il rispetto del lavoro altrui anche il più umile perchè tutto serve in una città come Milano, signore ingioiellate e abbronzate, Alfa Romeo. Vorrei tanto che tornasse quella Milano che oggi si fa molta fatica a vedere ancora.

venerdì 11 settembre 2009

Stagione 2009/10 de LaVerdi - Concerto N. 1


Ieri sera in Auditorium si è tenuto il primo concerto della stagione (quello alla Scala è un prologo). In programma gli ultimi lieder di Strauss e la V sinfonia di Ciaikovskij. Nei lieder ha cantato la soprano Olga Boylan. Sul podio Xian Zhang.
Con le musiche scelte si è trattato di un concerto incentrato sul tema della morte e del destino. Il concerto era dedicato alla memoria di Nina Vinchi Grassi, della cui grandezza ed importanza per il teatro italiano, assieme a Paolo Grassi e a Giorgio Strehler, è perfino inutile parlare. Il destino che bussa alla porta di Ciaikovskij non è lo stesso che bussa alla porta di Beethoven e non produce analoghi risultati. Se in Beethoven il destino che bussa alla porta è lo spunto per un percorso che porta al trionfo della luce, al superamento del dolore nella gioia più pura, in Ciaikovskij i risultati finali sono del tutto diversi. Innanzitutto il destino in Ciaikovskij non si manifesta in modo imperioso, come una situazione negativa da prendere di petto, un dramma interiore che viene portato alla luce per essere poi superato con le forze della propria umanità e dell'etica. In Ciaikovskij il destino è un presentimento di qualche sciagura, è una subdola entità che ti penetra la mente e l'anima, è un malumore. A questo stato d'animo dell'inizio segue un percorso tortuoso con il quali Ciaikovskij cerca di dare una risposta al tema dato. Nel primo movimento abbiamo il tentativo di un atteggiamento virile ed appassionato che viene però continuamente infranto; il tempo si conclude in modo irresoluto con il ritorno allo stato iniziale. Nel secondo tempo assistiamo ad uno slargo melodico magnifico con due temi di bellezza estrema. Ciaikovskij si rifugia nella bellezza, nell'effusione amorosa contrastata però ancora dal ritorno del tema iniziale della maledizione che riemerge come conclusione di grandi slanci appassionati. Il movimento però si conclude dolcemente come in un approdo sereno. Il terzo tempo è un valzer sereno, gioioso e mondano. Tutto scorre in modo quasi svagato come se fossero fanciulle in fiore che inseguono farfalle su un prato; alla fine però, subdolo, torna il tema iniziale ma in forma quasi scherzosa e danzante e viene spazzato via dagli accordi che concludono il movimento. Nel finale il tema principale viene posto in positivo, passando dal minore al maggiore, e viene proposto come un inno, come un grande portale che si apre su una grande scena. E' una scena di grande vitalità e imperiosità, profondamente russa e piena di vigore. Al termine il tema viene condotto in trionfo come in un superamento finale dello stato miserabile dell'inizio; è un finale falso dalla falsa esultanza e all'ascolto anche imbarazzante ma dalla resa orchestrale superba. Non c'è grande gioia, nè potrebbe esserci, e alla fine resta comunque un senso di qualcosa di inconcludente. Grandissima esecuzione dell'orchestra con una direzione estremamente sensibile.
Il concerto era iniziato con gli ultimi lieder di Strauss composti tra 1947 e il 1948 da un uomo i cui progetti futuri erano di "Morire", come disse in un'intervista. E' la composizione chiusa in sè di un uomo che era arrivato in tarda età nel bel mezzo del secolo portandovi tutto il suo mondo. Considerando quello che bolliva nella pentola musicale di quei tempi, si potrebbe dare qualcosa di più inattuale di questi lieder? Però la loro composizione è la dimostrazione che la poesia dovrebbe sempre rispondere alle ragioni della propria anima e non a quelle delle mode. Si tratta di un'opera di grandissima poesia, poesia fatta musica in cui tutta la poetica di Strauss si riassume nella bellezza edonistica, sensuale ed assoluta del canto che si fonde perfettamente al commento dell'orchestra. Nello stesso tempo non è un'opera disperata, ma un'opera che si conclude serenamente nella consapevolezza di aver percorso un lungo cammino che si conclude in un tramento accompagnato dal canto mahleriano di due allodole. Si tratta certamente di una grandissima composizione al di fuori del proprio tempo e di ogni tempo.
La soprano, un donna veramente molto alta, in confronto alla direttrice, veramente bassa, anche se con dei tacchi veramente alti, ha cantato molto bene ottimamente assecondata dall'orchestra morbida.
Quando la Zhang è stata nominata a capo della Verdi ho temuto che, essendo cinese, non fosse abbastanza addentro ad una espressività più occidentale. Invece devo riconoscere che si tratta, non solo di un direttore d'orchestra di grande preparazione, di grande energia, con un gesto molto chiaro e con grandi doti di concertazione (la trasparenza degli archi, dei fiati, la potenza degli ottoni!) ma anche di un direttore molto sensibile e che capisce ciò che stà dirigendo, cosa che non è da tutti.

mercoledì 9 settembre 2009

In ricordo di Robert

Robert era un ragazzo rumeno che giocava a calcio con mio figlio. Era un po' magrolino e quindi non era molto prestante atleticamente ma aveva un gran tiro. Ricordo una partita vinta con due sue punizioni all'angolino. Eravamo contenti in modo speciale quando segnava lui. Alla fine della partita si scherzava sul suo fisico. Parlava poco e spesso era silenzioso. Aveva una situazione umana difficile. Lo ricorderò e gli dedico queste musiche della sua terra dove stà per tornare.

martedì 8 settembre 2009

Festival Mito 2009 - Shostakovich


Ieri sera all'Auditorium l'Orchestra Nazionale della RAI ha eseguito i 5 frammenti Op. 42 e la IV sinfonia Op. 43 di Shostakovich sotto la direzione di Vladimir Jurowski. Non conoscevo i 5 frammenti che sono in pratica degli studi preparatori di alcuni aspetti timbrici e ritmici della sinfonia. La IV sinfonia fu composta tra il 1934 e il 1936. Stava per essere eseguita quando Shostakovich venne attaccato dalla Pravda per la sua opera Lady Macbeth che stava peraltro avendo un grandissimo successo di pubblico. L'accusa, scritta probabilmente dallo stesso Stalin che evidentemente non sopportava l'idea di vedere un'opera dove si rappresentavano contadini che invece di attendere operosamente ai loro lavori da bravi compagni comunisti, si dedicavano alla crapula, alla ricerca di amanti fino ad arrivare all'assassinio, l'accusa era netta e definitiva. Quelli erano anni in cui non si scherzava in Unione Sovietica. Già molte persone che Shostakovich conosceva erano scomparse e lui stesso richiò grosso. Dopo quattro prove, quindi, la sinfonia venne ritirata e non fu eseguita. Subito dopo compose la V come riparazione di un artista ad una giusta critica, come lui stesso scrisse. In effetti la V sinfonia è molto più "normale" rispetto alla IV anche se a leggere bene la V tra le righe non tutto è sereno e positivo e il baccano del finale non è propriamente un inno al regime; ma, si sà, la musica è ineffabile e volendo ci si può leggere quello che si vuole. Infatti i censori del tempo non capirono e la sinfonia fu un grande successo. Successivamente Shostakovich ebbe ancora problemi grossi con il partito per l'VIII e la IX sinfonia del 1945, che fece arrabbiare molto Stalin che si aspettava una bella sinfonia corale per celebrare la fine della guerra e la gloria delle sorti comuniste, mentre la IX composta da Shostakovich era una cosuccia che alla fin fine esprimeva solo un po' di sollievo che tutto fosse finito ma non si vedeva traccia di gloria e di trionfo del bene sul male. Il risultato fu che Shostakovich non scrisse più sinfonie per anni. Quando Stalin morì nel 1953 aspettò ancora qualche mese e poi scrisse finalmente la X. Nel frattempo la IV sinfonia, che si era dispersa ed era stata ricostruita dalla parti orchestrali, era ancora ineseguita e venne proposta al pubblico solo nel 1961, 25 anni dopo la sua composizione. La sinfonia risente da un lato di una profonda influenza mahleriana e dall'altro delle tecniche surrealiste del montaggio cinematografico che portano la sinfonia ad avere una struttura ai limiti dell'informale. Si sviluppa come una grande improvvisazione, dove tutto può cambiare in un attimo, calata nella forma sinfonica che si deforma, viene tirata da tutte le parti, esplode, va in mille pezzi, implode in se stessa sempre sul limite dell'autodistruzione. Emblematici sono ad esempio i finali dei movimenti, tutti in pianissimo, morenti, come se le forze propulsive fossero venute meno e il motore interno si fosse inceppato. Così si spegne, su una nota ripetuta e sul tema della marcia iniziale grottescamente suonato dai fagotti, il primo movimento che era partito con una marcia folgorante dove pareva che tutta una nazione si fosse messa in marcia, una marcia che si era peraltro spenta ben presto per spezzettarsi in mille frammenti.

Il finale inizia con una marcia funebre che si sviluppa con un crescendo per poi smorzarsi e tornare al punto iniziale.



A questo punto, partendo da una nota, si sviluppa un allegro che è come un tentativo di reazione alla marcia funebre, un gesto dettato da un disperato tentativo di vivere che produce successivamente una seguenza di valzerini, polke, galop, un luna park, un circo, una buffonata dal sapore svagato ma priva di serenità e felicità.





Poi tutto si spegne, il luna park svanisce ed erompe una disperazione infinita che viene seguita dal nulla del finale dove la musica muore su un arpeggio duro e gelido della celesta.



Se, come per Mahler, la sinfonia per Shostakovich era diventata un modo per esprimere un mondo, questo era un mondo di orrore, dolore e disperazione dove non c'era spazio per la speranza, un mondo in frantumi.
Esecuzione vigorosa anche se poco profonda in alcuni passaggi. Grande successo.

lunedì 7 settembre 2009

Berlusconi e la libertà di stampa


Certo che è dura la vita per Berlusconi in Italia dove il 90% dell'informazione è in mano ai cattocomunisti. Ce lo assicura lui stesso e come possiamo non credergli? Oddio, veramente Montanelli diceva di lui che era la persona più bugiarda che avesse mai conosciuto: quindi come interpretare questa sua affermazione? Comunque in questa intervista sono interessanti anche tante altre affermazioni, come ad esempio sul consenso degli italiani. Io dico, se ha il 70% del consenso, di cosa si preoccupa? Tiri dritto per la sua strada che non lo può fermare nessuno. Inoltre, se si riferisce alla carta stampata, non deve preoccuparsi perchè chi legge giornali è una minoranza e la stragrande maggioranza degli italiani si forma un'idea su quello che succede in Italia tramite i telegiornali che, tranne il TG3, sono tutti dalla sua parte, per cui può vivere sonni tranquilli; potrebbe fare anche un colpo di Stato che nessuno se ne accorgerebbe.

Concerto dell'Orchestra Verdi alla Scala

Ieri sera alla Scala si è tenuto il primo concerto della stagione 2009/10 dell'Orchestra Giuseppe Verdi sotto la direzione del nuovo direttore, la cinese Xian Zhang. In programma l'ouverture da "Le creature di Prometeo" di Beethoven, "Petrushka" di Stravinskij ed infine la VII sinfonia di Beethoven. Grande pubblico e grande successo. Concerto interessante perchè mette insieme musiche di balletto (Le creature di Prometeo sono l'unico balletto di Beethoven e si situano in uno snodo cruciale della sua carriera di compositore come pure Petrushka è la prima opera in cui il genio di Stravinskij si dispiega in tutta la sua originalità) con una sinfonia che spesso è stata definita l'apoteosi della danza, una sinfonia dove tutto è dominato dal ritmo, dove anche ogni melodia è sempre sostenuta dal pulsare del ritmo. L'orchestra, pur con qualche impercettibile indecisione, ad esempio il violoncello all'inizio di Petrushka è entrato leggermente in ritardo, nel complesso ha suonato molto bene, con vigore, precisione e partecipazione. In Petrushka sono emerse chiaramente quelle che sono le qualità salienti di questa orchestra, ovvero, grande precisione ritmica, dinamica, colore orchestrale, ma anche delicatezza, ad esempio negli assoli del flauto. Del resto le prime parti dell'orchestra sono ottime. L'unica cosa che personalmente mi è spiaciuta è che l'esecuzione non si sia conclusa con il finale originale dove si assiste all'apparizione del fantasma di Petrushka con le due trombe dissonanti e il pizzicato finale in pianissimo, ma con un breve crescendo orchestrale e un accordo in fortissimo. L'aveva già fatto Chailly. personalmente non lo farei mai perchè proprio in quel finale si trova uno dei momenti, forse il momento, più grande dell'intera opera. L'esecuzione comenque è stata ottima e ha messo in luce dei colori che già preludono alla successiva Sagra della Primavera, ad esempio nella terzo quadro; colori acidi e scuri nei fagotti e nei clarinetti. Anche in Beethoven tutto è andato per il meglio con esisti clamorosi nella sinfonia. Ad esempio, l'Allegretto è stato suonato ed interpretato con una partecipazione e nello stesso una chiarezza delle linee musicali veramente esemplare; gli archi erano perfetti nel suono e nel fraseggio. Gli ultimi due movimenti sono stati staccati, finalmente, con tempi realmente beethoveniani; molto rapidi ma nello stesso tempo incisivi. Nulla si perdeva dell'aspetto delirante e potente di questa musica dove Beethoven dimostra qual era la forza che poteva esprimere la sua orchestra. Insomma, un gran concerto coronato da due bis, il finale dell'Uccello di fuoco e la danza russa da Lo schiaccianoci. La Zhang è un grande direttore d'orchestra, delicata dove si deve essere delicati, energica e dinamica dove la musica lo richiede. Con il tempo prenderà sempre più coscienza della propria forza e riuscirà ad ottenere ciò che è nelle sue intenzioni con una maggiore economia di mezzi. Ora è ancora così giovane che si sbraccia non poco, entra a passo di carica e viene a prendere gli applausi correndo. Ma del resto penso che fosse proprio felice per sè e per l'orchestra e del resto è bello vedere un bel po' di entusiasmo in un campo in cui il più delle volte prevale un certo accademismo. Non era bello forse vedere Bernstein che abbracciava e baciava gli orchestrali come se fossero figli suoi dimostrando loro quanto li amava?

venerdì 4 settembre 2009

Un classico del XVII secolo

Questa è una bellissima canzone dal terzo libro di Songs or Ayres di John Dowland. La conoscevo in una versione polifonica ma anche questa è bellissima grazie alla delicata voce incantevole della cantante.

Influenza A

Su questa influenza A si è fatto un gran parlare come se fosse una nuova peste. In realtà ogni anno muoiono migliaia di persone di influenza a causa delle complicazioni derivanti da un quadro clinico già difficile. Ora abbiamo il primo morto in Campania. Una persona già gravemente malata a cui il virus ha dato, purtroppo, il colpo finale. Speriamo che non si scateni una psicosi con gente che corre ad acquistare un vaccino di cui non ha bisogno spendendo soldi inutilmente e mettendo a rischio la propria salute.

Karajan a Salisburgo

Parlando di direttori d'orchestra Karajan fu certamente un grandissimo direttore d'orchestra, addirittura rivelatore in alcuni casi, come nel caso di Richard Strauss o di Sibelius. Con Wagner fece un'operazione di alleggerimento delle voci e di valorizzazione dei valori strettamente musicali e lirici. Non tutto funzionò benissimo, come nelle parti più drammatiche del Crepuscolo del dei o della Valchiria ma in Tristano l'estenuazione del canto wagneriano trovò in lui un interprete supremo. Dove potremmo trovare oggi un direttore che fa suonare l'orchestra con questa perfezione e partecipazione umana?

Igor Stravinskij dirige

Igor Stravinskij è stato probabilmente il compositore più importante e geniale del novecento. Un compositore che ha attraversato il XX secolo sconcertando e spiazzando costantemente il pubblico che si trovava continuamente davanti un compositore diverso da quello che aveva appena creduto di capire. Il balletto "L'uccello di fuoco" del 1909 fu il suo primo capolavoro in cui iniziò il processo di ricerca sul linguaggio portando alle estreme conseguenze gli insegnamenti del suo maestro Rimsky-Korsakov. Come direttore d'orchestra è stato sempre discusso. C'è chi l'ha ritenuto un pessimo direttore, un direttore con diversi problemi di tecnica. E' vero che una cosa è comporre ed un'altra è dirigere, però credo che quando un autore dirige una propria opera sia in grado di farlo con una autenticità che può mancare a direttori professionisti. Certamente è in grado di vedere la sua musica in un modo più intimo di quanto non faccia un direttore che la deve comunque "interpretare". In ogni caso si è colti da un senso di venerazione vedendo il vecchio Stravinskij dirigere se stesso e siamo anche fortunati per il fatto di vivere in un'epoca in cui esistono le registrazioni in audio ed in video. Quanto pagheremmo per vedere un video di Beethoven, di Haydn, di Mozart o di Bach? Saremmo d'accordo con il loro modo di suonare?

mercoledì 2 settembre 2009

Blackbird

Accorgiti di essere capace di volare!

Questa è la versione originale



Questa è la versione di Sarah McLachlan, altrettanto bella